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Nota introduttiva

Oltre settant’anni fa, nel numero di ottobre del 1942, la prestigiosa rivista francescana Frate Francesco accoglieva la poesia Convento Francescano del prof. Joseph Tusiani. Non era ancora professore, ma solo studente della Seconda Classe Liceale, così si diceva allora, del Liceo “Tondi” di San Severo, Sezione distaccata di San Marco in Lamis. Aveva 18 anni, ma il suo talento, sostenuto da una già solida base culturale, emanava qualche bagliore visibile, per ora, solo con occhi particolarmente attenti. Il giovane Giuseppe Tusiani ebbe la ventura di incontrare Padre Ciro Soccio, Frate Minore suo compaesano e probabilmente amico di famiglia, il quale capì le sue potenzialità e l’aiutò. Padre Ciro pensò di coinvolgere la rivista Frate Francesco, fondata nel 1924 come organo ufficiale del Comitato religioso per le Onoranze a S. Francesco di Assisi nel VII Centenario della sua morte. La rivista sopravvisse alle Onoranze e all’estinzione del relativo Comitato e continuò il suo corso come rivista di cultura e arte francescana. Nel 1942 le ristrettezze imposte dalla guerra erano pesanti, ma la rivista era viva. Fu chiusa alla fine del 1943; riprese vita nel 1954 e tuttora è viva e forte. Il Direttore della rivista era P. Liberato Di Stolfi, originario di Ischitella sul Gargano, ma della Provincia Francescana della Toscana. Era un frate dotto e aperto alle esperienze letterarie dei giovani. Era anche molto legato alla sua terra di origine e ai Frati garganici. La segnalazione di Padre Ciro Soccio ebbe esito positivo. Qualche mese dopo lo stesso Padre Ciro s’interessò alla stampa di un poemetto del Tusiani intitolato Amedeo di Savoia. Il poemetto vide la luce nel 1943 nella Tipografia Sacro Cuore di S. Agata di Puglia.La poesia Convento Francescano svolge un tema particolarmente caro a Giuseppe Tusiani: il convento di S. Matteo a San Marco in Lamis come momento intenso di storia, di cultura e di spiritualità, nello stesso tempo origine e sintesi di processi vitali che permangono inalterati nonostante le angherie della storia. Spesso Tusiani ricorre al Convento come a un’immagine indelebile, fonte di sentimenti, di pensieri e di scelte di vita. (p. Mario Villani)

Convento francescano

Convento, sogna l’anima rapita
in tanta solitudine tua verde.
Alle tue mura candide, ferita
Colomba, accorre il cuor e in te si perde.
Vi è tenebra laggiù. L’ore del mondo
Oh lascia ch’io dimentichi e l’atroce
Odio per sempre oblii: sarò giocondo
Solo nel tuo silenzio; e la tua voce,

Ascolterò, fatta di bianche note
Di squille lievi al vespero morenti,
E tutte ne trarrò le più remote
Risonanze e i più flebili concenti.

Lascia che sogni l’anima, Convento,
E spenga il tempo ogni terreno affanno.
Domani l’Ostia di propiziamento
Due monde mani al cielo innalzeranno.

E le tastiere gemeranno, e sole
Mormoreran le fronde, e incensi molli
Misti alle arcane flebili parole
Esaleranno i pini in tutti i colli.

Brilla nel ciel un astro muto a sera,
E s’inoltra la tenebra, sul cuore…
Io vengo a te, vengo con la preghiera:
Dammi, Convento, dammi il tuo Signore!

Giuseppe Tusiani

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