
Nel dare l’avvio ai lavori di questo convegno sul convento di San Matteo, in una mia breve e rapida nota d’apertura, vorrei sottolineare l’importanza dell’avvenimento e l’assoluta novità, sintetizzando tutto nell’eloquenza di un solo avverbio, questo: finalmente. È infatti il concentrato di sentimenti, di considerazioni e di aspirazioni che possono essere lo scopo tematico di fondo. Carico di significati, esso non vuole scadere, per abuso di amicizia, in un tono confidenziale fuoriposto; né scaturire da uno stato d’animo, per quanto psicologicamente giustificabile, altrettanto effimero. Esso si vuol limitare a una constatazione che può apparire sorprendente, specie se dettata da un consapevole impulso di sensibilità civica e vorrei dire di sentita responsabilità personale e collettiva di tutti gli studiosi, devotamente affezionati o nati all’ombra di questo santuario.
Vale a dire: esso non è soltanto il sospiro di sollievo di chi si siede pago e soddisfatto, dopo un lungo travaglio di preparazione organizzativa, pervenendo a giorni come questi fervidamente sognati e oggi realizzati.
Non è solo l’empito di gioia nel vedere finalmente eminenti personalità, insigni studiosi, un pubblico qualificato e tanti cari amici, tutti qui convenuti non tanto per l’invito quanto per una nostra fervida invocazione di presenza.
Ma non sarebbe tutto se questo finalmente non fosse riferito a una considerazione oggettiva e alla finalità che questa considerazione imponeva quale dovere con un invito a un’azione conseguente.
Ecco: è sorprendente notare come questo luogo, si vorrebbe naturalmente votato alla sacralità da sempre e al culto spontaneo di una fede tenacemente viva; un’abbazia che ha esercitato un suo ruolo rilevante quale potenza religiosa e politica, per circa cinque secoli; un convento francescano industre e operoso, senza soluzione di continuità a tutt’oggi, per oltre quattro secoli; a cui è da unire la congiunta vita di un casale feudale nato alla sua ombra e che negli ultimi due secoli si è trasformato impetuosamente in una popolosa città; è sorprendente, dunque, rilevare come tanta prodigiosa vitalità bimillenaria non abbia ancora avuto un suo storico con un adeguato studio, una compiuta monografia.
Estratto dalla nota introduttiva di Pasquale Soccio
Pubblicato: mercoledì, 09 ottobre 2013 [views]